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venerdì 24 giugno 2011

Work in progress



Ryuichi sakamoto - Rain



"Ma che fine hai fatto?"

"Non si leggono più i tuoi deliri? Non si narra più delle tue sfighe, giovane Padawan? E le lagne che servivano a sentirti compatito e accettato?"
No no, tranquilli. Solo che mi sono orientato verso un progetto molto più complesso e lungo che occupa il mio spazio mentale-scrittorio e non volevo spoilerare tramite il blog.
"E il lavoro? Lo hai trovato?" Ahahahaha, non scherzate, al massimo ho trovato questo http://www.trovilavoro.it/offerte-di-lavoro-bologna/lavoro-acquisti/bocchinara-a-motore-bologna_ext208229.html. Se non è lo scherzo di qualche spiritoso, la prostituzione è un'alternativa che prendo molto sul serio. Mi rimane il dubbio di cosa si intenda per "a motore". E spero non sia obbligatorio essere femmina, io il curriculum l'ho inviato.

"Ultima speranza?" Attendere la fine dell'estate.
"La tua exit strategy?" Pianificare l'emigrazione, Londra per esempio.
"Anche se parli l'inglese come un cane sdentato, ci metti due ore a capire cosa ti si dice e hai un vocabolario di dieci parole?"
Migliorerò.
"Ma te la senti?"
No, ma non rompete le palle, non vedo niente all'orizzonte.
"Ma di che cazzo stai scrivendo? Ancora vaneggiamenti post-alcolici?"
No, solo vaneggiamenti da solitudine e delirio da inattività.
"Va beh, allora in bocca al lupo".
Grazie, byez.

giovedì 31 marzo 2011

Mind games


http://www.youtube.com/watch?v=e7xodWzLbCo&feature=related
Oscar Peterson - You Look Good to Me

Ho bevuto tanto.

Troppo.

Di nuovo.

Da solo.

Stamattina la giornata comincia col classico mal di testa, alle 8. Mi sono addormentato col portatile in braccio, ascoltando Petrucciani sul letto, saranno state le 4. Fabio mi ha riaccompagnato da una tranquilla serata a casa di amici, conclusa non ho la più pallida idea quando, dopo che ho ripulito lo stipetto degli alcolici della padrona di casa. Non ricordo molto, ma sicuramente ho fatto qualche figura da stronzo. Quando sono depresso bevo. Posso anche immaginare che il motivo sia che mi è tornata in mente una persona in questi giorni, e il risultato è stato il ritorno di pensieri angosciosi. Mi alzo e corro al cesso a vomitare il veleno che ho messo in circolo, me lo sento tutto nelle vene. Mi duole il braccio sinistro, ho un senso di oppressione al petto e una depressione post-sbronza più forte di quella che avevo prima di ubriacarmi, insomma mi si prospetta una giornata di merda bella e buona. Osservo allo specchio le occhiaie che l’insonnia continua a scavare, di certo queste nottate non migliorano la cosa. Sembro un barbone. Occhi socchiusi, i capelli che non vogliono saperne di stare al loro posto, l’espressione da ebete e la maglietta sudata odora forte. Il tempo scorre, me lo sento scivolare addosso. Nei capelli che si fanno più radi, nella barba che aggiunge un pelo bianco ogni notte, in un amico che parla di sposarsi, in mia madre e mio padre che vedo invecchiare, in mio fratello vuole andare in un’altra città per studiare, nei miei amici che vivono lontani e vedo sempre meno spesso. In me stesso che non trovo una cosa che mi appassioni e riempia le giornate. La solita storia: senza lavoro e senza un cazzo da fare. Meglio una doccia, meglio riprendersi. Mi tocca di nuovo scrivere articoli su stronzate per 1,50 euro l’uno, una miseria, ma è l’unica sottospecie di lavoro che ho trovato finora. Mi piacerebbe stare meglio, potrei uscire un po’ nel pomeriggio. Vorrei fare un giro in bici.

Spero di avere un buona giornata.

Desidero un momento per essere contento.

Forse solo una cosa.

Voglio andare via.

venerdì 25 marzo 2011

Nonsense

http://www.youtube.com/watch?v=hNxuc0W--88&feature=player_embedded#at=16


Gatto prese da Rodi il grimaldello ucciso con il pane. Non perpetuato ma slavato. Fritto il caso della storia, poi s'accorse di esser pianto e piovve, cadendo su dal cuscino come un uomo che capisce e per questo non uscì dalla scatola. Ruppe l'acqua e sennò perché?
Ricciolo disteso sul chiodo nostalgico.

maggio 2005

martedì 22 marzo 2011

Indifferenti

http://www.youtube.com/watch?v=La2qkUTTwWw&feature=related


Indifferenti di Antonio Gramsci


Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

11 febbraio 1917

mercoledì 16 marzo 2011

Prima di dormire..

http://www.youtube.com/watch?v=RjzVbXeD_8E


..ti scrivo,
ti dedico le mie attese
e tra poco farò dei sogni.
Sognerò una canzone,
piangerò per un momento triste
o sorriderò per uno meraviglioso.
Tu sarai sveglia
ma non a pensarmi.

martedì 15 marzo 2011

Problemi di insonnia

http://www.youtube.com/watch?v=hPFeARSB4-I

Dormi Liù di Stefano Benni

Dorme la corriera
dorme la farfalla
dormono le mucche
nella stalla

il cane nel canile
il bimbo nel bimbile
il fuco nel fucile
e nella notte nera
dorme la pula
dentro la pantera

dormono i rapresentanti
nei motel dell'Esso
dormono negli Hilton
i cantanti di successo
dorme il barbone
dorme il vagone
dorme il contino
nel baldacchino
dorme a Betlemme
Gesù bambino
un po' di paglia
come cuscino
dorme Pilato
tutto agitato

dorme il bufalo
nella savana
e dorme il verme
nella banana
dorme il rondone
nel campanile
russa la seppia
sul'arenile
dorme il maiale
all'Hotel Nazionale
e sull'amaca
sta la lumaca
addormentata

dorme la mamma
dorme il figlio
dorme la lepre
dorme il coniglio
e sotto i camion
nelle autostazioni
dormono stretti
i copertoni

dormono i monti
dormono i mari
dorme quel porco
di Scandellari
che m'ha rubato
la mia Liù
per cui io solo
porcamadonna
non dormo più


sabato 12 marzo 2011

URLO di Allen Ginsberg


Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla follia, morir di fame isteriche nude,
trascinandosi per le strade negre all'alba in cerca di una dose rabbiosa,
hippie dalla testa d'angelo bruciare per l'antica paradisiaca connessione alla dinamo celeste nel macchinario della notte,
che la povertà e gli stracci e gli sguardi spenti e lo sballo innalzarono fumando nella sovrannaturale oscurità di appartamenti ad acqua fredda galleggiando oltre le vette di città contemplando il jazz,
che mostrarono i loro cervelli spogli al Paradiso sotto l'El e videro angeli Maomettani barcollare sui tetti dei condomini illuminati,
che attraversarono università con occhi freddi raggianti allucinando l'Arkansas e la tragedia della luce di Blake in mezzo ai dottori della guerra,
che furono espulsi dalle accademie per pubblicare odi oscene e pazze sulle finestre del cranio,
che si rannicchiarono in stanze non rasate in mutande, bruciando i loro soldi nel cestino ed ascoltando il Terrore oltre la parete,
che furono beccati nelle loro barbe pubiche a Laredo tornando con una cintura di marijuana per New York,
che mangiarono fuoco in hotel di vernice o bevvero acquaragia a Paradise Alley, la morte, o purgarono i loro torsi notte dopo notte
con sogni, con droghe, con incubi ad occhi aperti, alcool e cazzo e palle infinite,
incomparabili strade cieche di lampo e nube vibrante nella mente saltando verso i poli di Canada e Paterson, illuminando tutto l'immobile mondo del Frattempo,
solidità di Peyote di saloni, albe cimiteriali da albero verde del giardino posteriore, ubriachezza da vino sui tetti, quartieri da vetrina di semafori lampeggianti al neon di auto rubate da sfattoni, vibrazioni d'albero e sole e luna nei ruggenti crepuscoli invernali di Brooklyn, castronerie da posacenere e gentile re luce della mente,
che si incatenarono alla metro per la corsa infinita da Battery al sacro Bronx fatti di benzedrina finché il rumore di ruote e bambini li faceva cadere vibrando con le bocche crollate e picchiati privi di cervello prosciugati del talento nella deprimente luce di Zoo,
che affondarono tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford usciti galleggiando e sedettero tutto il pomeriggio di birra stantia nella desolazione di Fugazzi, ascoltando lo scricchiolio del destino al jukebox all'idrogeno,
che parlarono continuamente per settanta ore da parco a casa a bar a Bellevue a museo al Ponte di Brooklyn,
un battaglione perduto di conversatori platonici saltando giù dalla predella di porte anti-incendio da davanzali dell'Empire State fuori dalla luna,
chiacchiericciando gridando vomitando sussurrando fatti e ricordi ed aneddoti e calci nelle pupille e shock di ospedali e prigioni e guerre,
interi intelletti evacuati in perfetta rimembranza per sette giorni e notti con occhi brillanti, carne per la Sinagoga gettata sulla strada,
che svanirono nel nulla Zen New Jersey lasciando una scia di ambigue cartoline dell'Atlantic City Hall,
soffrendo febbri orientali e trita-ossa di Tangeri ed emicranie della Cina in crisi d'astinenza nella stanza senza mobili di Newark,
che vagarono e vagarono a mezzanotte lungo i binari chiedendosi dove andare, ed andarono, senza lasciare cuori spezzati,
che accesero sigarette in vagoni merci vagoni merci vagoni merci baccagliando nella neve verso fattorie solitarie nella notte nonna,
che studiarono Plotino Poe San Giovanni della Croce telepatia e cabala bop perché i cosmi vibravano istintivamente sotto i loro piedi in Kansas,
che vagarono solitari per le strade dell'Idaho cercando angeli indiani visionari che fossero angeli indiani visionari,
che pensarono di essere solo pazzi quando Baltimora luccicò in un'estasi sovrannaturale,
che saltarono in limousine col Cinese di Oklahoma dietro l'impulso della pioggia di paese da lampione di mezzanotte invernale,
che si sdraiarono affamati e solitari per Houston cercando jazz o sesso o zuppa, e seguirono lo Spagnolo brillante per disquisire di America ed Eternità, un'impresa disperata, e così si imbarcarono per l'Africa,
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